bimbilla

domenica 10 marzo 2019

Social ansiosi

Qualche sera fa con Francesco ragionavamo, da 'dinosauri' del web quali ci sentiamo, di come questo strumento sia cambiato nel corso degli ultimi dieci anni e di quanto i social abbiano cambiato non solo il web stesso, ma anche le persone. Spesso si discute se il problema siano i social o le persone, se i primi influenzino il modo di comportarsi delle seconde o se ne abbiano solo messo in luce il lato peggiore. 

'Una volta' stare su internet non era così, sia chiaro che un web senza polemiche non è mai esistito, ma oggi molte persone che non hanno vissuto il periodo dei forum, delle pagine e dei blog personali, non sanno oggettivamente come ci si deve comportare in un non-luogo privo di relazioni verticali e di vere e proprie regole. 

Spesso per il loro utilizzo di internet, e dei social in particolare, si prendono in giro i 'baby boomer' (i nati tra il 1945 e il 1964) e la 'generazione X' (i nati 1964-1980), ma nemmeno i 'millennial' (1980-1999) sono esenti da quegli atteggiamenti anti-sociali, forse perché la maggior parte di noi ha in realtà iniziato a usare internet solo con la nascita di Facebook.

Francesco faceva un'analogia interessante tra Facebook (in italiano dal 2008) e la scuola, dieci anni equivalgono infatti alla durata della scuola dell'obbligo e considerato il tempo che ci si passa 'sopra', e quanto le notifiche e il messenger ci tengano in realtà sempre connessi ad esso, ha sicuramente plasmato il modo di ragionare e il comportamento di molti di noi.

Il come non lo spiego perché credo lo abbia fatto molto bene Rossella nella seconda parte di un suo post (link), non ho visto la trasmissione di cui parla ma riguardo ai meccanismi dei social riferisce le stesse cose che diceva Francesco, che è informatico e coi social ci lavora.

Oggi, per chiudere il cerchio, ho letto il post di Marina (link) che parla di come i social possano peggiorare gli stati d'ansia in chi già ne soffre. L'articolo, che consiglio di leggere, si conclude con la proposta di un esperimento. Per quanto mi riguarda non solo proverò una sera a settimana - almeno - a lasciare lo smartphone fuori dalla camera da letto, ma ho anche silenziato tutte le notifiche (tranne quelle di Francesco e dei miei genitori) sulle varie app.

Vorrei anche provare a seguire un altro consiglio di Marina, quello di evitare o quantomeno limitare l'accesso a informazioni e discussioni che ci danno il 'mal di pancia', dando invece risalto ad argomenti che ci piacciono e parlandone in modo positivo. 

Ho smesso di seguire tribune televisive da un pezzo, guardo al massimo un TG al giorno ed evito di acquistare il quotidiano più di una volta la settimana, ma le polemiche e le discussioni condite da insulti di ogni genere su internet si annidano ovunque, quindi è arrivato il momento di fare qualcosa in merito anche qui.

Sui social la persona più insospettabile e l'argomento più neutro e vanesio trovano feroci e arrabbiati detrattori, che quasi sempre chiosano con offese di vario genere. Vorrei provare a disintossicarmi, per quanto possibile, da questa pesantezza e ho deciso di farlo anzitutto cestinando il post che stavo scrivendo sui No-vax e la famiglia romana contro cui si stanno accanendo, non credo che l'argomento abbia bisogno di altri commenti rancorosi e non voglio essere io ad aggiungerli, per cui, se mai ne parlerò, non sarà nei termini in cui lo stavo per fare.

Credo, come Marina, che il modo migliore per avere il web e i social come li vorremmo sia costruirli dal basso, senza aggiungere altra polemica, altra rabbia e altri insulti. Probabilmente ha ragione Rossella quando dice che questo atteggiamento viene ignorato, ma se non può cambiare quello degli altri, generando imitazione, può sicuramente cambiare il nostro modo di stare 'qui', possibilmente con molta meno ansia.

7 commenti:

  1. Sono sempre convinta che la rete sia meravigliosa, ma dipende dall'utilizzo. Se non hai, come me, la smania di trasmettere (con i post e non parlo di aforismi), puoi benissimo fare a meno di usare i social. Per un motivo o per un altro sono in rete da 20 anni, a parte brevi pause. Scrivere un post mi rilassa. Su Facebook posto qualcosa, ogni tanto perdo quell'ora, non sempre, per rispondere. In generale leggo molto. Leggo le news, cinema, libri, curiosità... Ogni tanto mi arrabbio perché le amichette scrivono cattiverie o fanno a gara ad essere le più qualcosa. Poi, passa. Non metto in rete tutto quello che cucino ma anche se lo facessi, pur accettando le battute altrui, è affar mio. Critico gli altri perché si prendono troppo sul serio. Troppo. Mollare Facebook o che ne so twitter perché gli altri sono coglioni è legittimo, ma un po' di leggerezza non guasta mai. Diciamolo, senza Facebook i miei post non li cagherebbe nessuno e tu sai che sono abbastanza eccentrica, che stufizia fingere di essere Pucci pucci .Altrimenti non avrei avuto siti. Chi nasce con un sito non è mai contento... Ahahah... Comunque basta che non mi molli pure tu. Baci

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    1. Ma no Simo, figurati se ti mollo :D Non mollo nessun social, tanto meno Twitter o le polemiche ironiche e contestualizzate, ed essere pucci pucci non sarebbe da me! ;) Ma mi sa che parliamo di situazioni diverse <3

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  2. Credo che la conclusione sia anche la parte più importante del tuo post: la necessità di ricostruire dal basso e di ripartire da "noi" per riappropiarci di un luogo virtuale in cui poter avere un'identità, in cui potersi confrontare e non affrontare, andando ad eliminare quel grido d'ansia che ormai ci fa da sottofondo ogni volta che scrolliamo un social.
    Può sembrare uno slogan socialista parlare di ricostruzione dal basso (devo distruggere capitalism!) ma è esattamente la via che ritengo dovremmo perseguire, perché i social e le comunità virtuali esistono proprio grazie ai milioni di persone che li frequentano quotidianamente e che li rendono vivi e, come le macchine in Matrix, si nutrono dei nostri dati e del nostro tempo convertendoli in valore monetario anzichè in energia.
    Per massimizzare il loro profitto team di specialisti hanno sviluppando algoritmi e processi in grado di spingere al massimo l'utilizzo compulsivo e l'interazione verso il social network stesso, eliminando la necessità di un processo comunicativo completo, ma rendendolo unidirezionale, davanti a noi si pone un muro di emozioni con cui interagire, e non è lo scambio di opinioni in risposta ad un commento a fargli guadagnare, ma il numero di scroll dei post, il numero di like generati da questi e di condivisioni, ed hanno visto che sono i post di rabbia, quelli che generano contrasto, stupore, shock a suscitare la reazione più intensa, più immediata, più redditizia.
    Ma se ognuno di noi smettesse di dare il like al post aggressivo, di dare eco alla negatività, alla rabbia da tastiera, ci astenessimo dal seguire le meccaniche di questi algoritmi imponendo i nostri criteri renderemmo completamente inefficienti ogni loro processo, anzi, il loro tentativo di spingere "in alto" certi tipi di contenuti sarebbe per loro detrimentale dato che la gente dovrebbe scorrere di più per arrivare ai post con cui interagisce, e se ognuno di noi iniziasse nella propria rete di contatti a proporre contenuti e discussioni aperte, spingendo altri a fare lo stesso, in breve ci sarebbe una homoiosis theo del virtuale, perché senza di noi, senza i nostri contatti, il social diventa invisibile e avvizzisce (vedi un colosso come Google+ che è stato costretto a chiudere nonostante il supporto economico di milioni di dollari che sono stati profusi dal suo papà) e sarebbe così costretto ad adeguarsi a noi utilizzatori.

    N.B. Con questa mia risposta non voglio sembrare un utopico ottimista che sogna un mondo di persone che si tengono per mano a suon di like e cantano "questo è un mondo piccolo"; gli haters ci saranno sempre, i polemici pure e i troll continueranno a divertirsi e mietere vittime, ma aspiro al fatto che i social non promuovano un degrado sociale e non siano una fornace di odio e rabbia più di quanto già non faccia da solo il genere umano senza l'aiuto di algoritmi sobillatori.

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  3. Carissima, grazie, e sì, quella puntata fu molto interessante. Mi si svelò un mondo che percepivo, che sentivo, ma di cui non ne vedevo la trama. Il fatto che i post belli e con messaggi positivi (e non parlo di quelle frasette prese da questo o quel famoso guru o filosofo che girano tanto), non rendono, non sono seguiti, lo spiegavano proprio in quella puntata di Presa Diretta e spiegavano perchè. Come ha detto una mia amica in un suo commento a quel mio post, siamo come i criceti nella ruota

    Io, da donna "agè" :D, ho ormai poca pazienza con queste cose, mi sembra che mi portano via tempo (alla mia età il tempo diventa importante) e non ne vedo l'utilità. Da quando mi son cancellata sto meglio: nessuno sconosciuto si azzarda più a mandarmi messaggi notturni nel cellulare approfittando del MSN, quindi pur senza avere il mio numero, per mandarmi sproloqui perché non ho accettato la sua richiesta di "amicizia" su FB. Ed io non davo l'"amicizia" (questa parola in FB mi sembra troppo) a tutti. Non mi sento più, da empatica, pervasa da un onda di negatività che quel luogo mi trasmetteva per mille motivi, alcuni evidenti altri "sottili", e sono scesa dal treno che cerca di portare le persone dove vuole e a me quella meta non mi diceva nulla di buono. Inoltre io spero ancora che le persone tornino a stringersi la mano invece che a mettersi i like. I like sono una malattia, un meccanismo perverso, lo spiegavano in quel programma e lo dicono gli psicologi. Avvertendo questo, io scrissi anche a FB di eliminarli, ma non mi hanno ovviamente minimamente considerato.
    Capisco però che voi siete giovani, siete cresciuti col pc, è forse difficile per voi pensare ad un mondo senza queste cose, c'è il timore di restare fuori dalla porta, di essere esclusi. Per cui, se siete capaci ad avere la forza di invertire la tendenza e renderlo un luogo dove la gente si esprime con tolleranza, rispetto e gentilezza, avrete fatto una ottima conquista e non mi resta che dire un, di cuore, in bocca al lupo.
    Intanto però le tue iniziative mi sembrano assolutamente ottime. Io, in quel post, invitavo a provare a spegnere il web per qualche giorno, se non un attimo per controllare se ci sono mail importanti, pagare una bolletta o per motivi di studio e lavoro (quindi per vere necessità obbligatorie). Lo so, è dura, ma serve per capire che la vita va avanti lo stesso (garantisco), e per ascoltarsi, sentire cosa succede dentro di noi, e capire fino a che punto si è instaurata la dipendenza, dopo di che ognuno può trarre le sue conclusioni e decidere il da farsi per il futuro. Non dico per un secolo, ma per qualche giorno. C'è la possibilità di capire cose interessanti su quello che ci sta succedendo. Nonostante io non avessi avuto difficoltà a cancellarmi e anzi, mi sentivo sollevata, mi resi comunque conto, nel mesetto a seguire, che c'erano sentimenti contrastanti e compresi molte cose. Comunque in seguito mi sono allontanata molto non solo dai social, ma nel tempo, sempre più anche dal web.

    Concordo con te anche su quelle cose in merito alle notizie, che spesso sono incomplete, cercano di mostrare quello che vogliono servendo chi l'una e chi l'altra fazione, e anche lì, così come in molti programmi, diffondono arroganza, ignoranza e aggressività. Ci vogliono impaurire su tutto, anche sulla salute, magari proponendoci in cambio nuovi integratori miracolosi. Siamo alla mercè di un circo mediatico che non lascia scampo con le sue suggestioni, spesso negative.
    La tua scelta in merito è ammirevole e intelligente.

    Un abbraccio carissima :**

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    1. Ti ringrazio del commento, hai scritto tutte cose giustissime, anche su come la mia generazione percepisca i social, effettivamente è difficile recidere in toto il cordone ombelicale proprio per queste ragioni. E' molto difficile capire se i miei 'cogenerazionali' utilizzino poco o molto i social perché è molto diffusa la tendenza a fare i 'fantasmi'. Lo noto principalmente sul mio blog, la maggior parte di chi so che mi legge (in totale una decina di persone) mi commenta in privato e gli altri leggono senza che io lo sappia, è evidente quando condivido il post su Facebook che le visualizzazioni schizzano in pochissimo in una sera da 10 a 50 (le prime 10 generalmente vengono da Twitter), ma come vedi qui commentano solo 2-3 persone. Noi viviamo una sorta di 'paura' di essere giudicati, che gli altri sappiano davvero cosa pensiamo e facciamo, la maggior parte dei 25-35enni condivide foto della vacanza al mare, dell'aperitivo, del piatto gourmet, della festa tra amici e del concerto, quasi mai scrive un pensiero proprio e raramente commenta quello di un altro, perché sappiamo che gli 'altri' ci giudicheranno in silenzio da dietro i cellulari o monitor, quindi ci si limita a condividere ciò che è socialmente accettabile. Raramente le persone della mia età mettono in mostra qualcosa di diverso, se lo fanno è perché si tratta di persone capaci, o che si ritengono tali, e quindi fotografi, musicisti, disegnatori, a volte scrittori, che magari si creano una pagina o un canale YouTube per condividere le loro creazioni. Chi condivide 'troppo' le foto e le ricette di ciò che cucina, scritti personali, che siano un lamento o un vanto, foto dei propri animali domestici o dei figli, è subito quello 'strano', quello fuori-generazione, che gli altri guardano con biasimo misto a tenerezza, quindi è molto raro che succeda, su 150 persone della mia età/generazione me ne vengono in mente forse 5. Da qui l'ilarità dei millennial verso generazione X e baby boomer, che fanno cose che 'non si fanno' sotto gli occhi di tutti, come bambini che qualcuno ha lasciato incustoditi per sbaglio, e infatti spesso over 50 e adolescenti utilizzano Facebook in modo simile. Questo forse riesce a dare conto di che generazione di imparanoiati, impanicati e ansiosi siamo, spesso senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, per noi vivere in questa costante auto-censura è così normale che secondo me molti nemmeno ci fanno caso di quanto in realtà sia un viverla male. Non so se questa rigidità sia insita nella fascia d'età e poi dopo i 35-40 magicamente inizi a fregartene di tutto e fare solo quello che ti passa per la testa, credo lo scoprirò tra pochissimi anni, intanto ogni volta che condivido un mio post su FB ci penso e ripenso venti volte, chiedendomi "quanti lo leggeranno senza farmi sapere cosa ne pensano? e quanti ne pensano male?". La dura vita dei trentenni (si fa per ridere) ;)
      Un abbraccio anche a te <3

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