bimbilla

giovedì 7 dicembre 2017

Timidi e introversi

Di recente ho letto un libro scritto da una persona che ho conosciuto vari anni fa in rete, autrice anche del My Way Blog, che secondo me vale davvero la pena di seguire. Il libro si intitola “La rana bollita” e racconta del suo (secondo) incontro con l’ansia e di come ha deciso di affrontarla. Mi ha fatto molto piacere leggerlo, lo trovo interessante per chi affronta lo stesso tipo di problemi ed offre molti spunti di riflessione. Penso sia molto utile anche per chi, non soffrendo d’ansia, abbia vicino una persona che ne soffre e che magari non riesce a esprimere cosa prova o come vorrebbe essere sostenuta.



***


Questa mattina mi è tornato in mente un punto del libro in cui Marina parlava di timidezza ed introversione e, seguendo il mio solito filo di pensieri a casaccio, è nato questo post.

Introvèrso agg. [part. pass. di introvertere]. – Ripiegato, rivolto in dentro, introflesso. Più com., di persona che ha forte tendenza all'introversione, a chiudersi nel mondo dei sentimenti e della fantasia.*

Tìmido agg. [dal lat. timĭdus, der. di timere «temere»]. – Facile a impaurirsi, che ha e dimostra scarso coraggio; più spesso, incerto, impacciato, esitante nel comportamento per timore di non riuscire, di essere giudicato male dagli altri, di apparire indiscreto.*



Mi è tornato in mente perché mi piace sempre riflettere sui tipi umani, e perché varie volte nella mia vita sono stata chiamata timida per le ragioni più disparate. A volte perché mi esce la voce più sottile del solito (a me sembra solo raucedine, ma tant’è), altre perché passo intere ore in silenzio anche in mezzo agli altri o giorni e giorni senza vedere gente.

Preferisco di gran lunga le situazioni con pochi intimi alle tavolate di 20-30 persone dove tutti parlano con tutti e nessuno parla con nessuno. Da quando sto con F. ho scoperto che ci sono persone che, per non lasciare indietro nessuno, dopo cena si dedicano ai giochi di società. Quindi dopo essere sopravvissuta non si sa come alle elementari, a 30 anni mi ritrovo catapultata nell'incubo di dover mimare il titolo di un film davanti a 20 persone che praticamente non conosco. Piuttosto passo il resto della serata appollaiata su una sedia a guardare gli altri.

Provo un fastidio viscerale per le situazioni in cui la persona con cui ho appuntamento si presenta senza sufficiente preavviso con un terzo elemento con cui ho scarsa o nessuna confidenza. Dentro di me penso adesso non potrò parlare di quello che volevo e invece avevo un sacco di cose che non vedevo l’ora di raccontarti. Non finisce per forza male, magari con il terzo in comodo mi trovo anche bene, ma è conversazione tanto per, non ciò di cui volevo parlare.

Alcune amiche, quando eravamo giovani e single, attaccavano bottone coi ragazzi degli altri tavoli o col gestore del locale, felicissime di scroccare un drink e dei complimenti. A me salivano le lacrime agli occhi, che serata è se invece di stare con le mie amiche devo parlare e bere con un estraneo? Potevi dirmelo che volevi rimorchiare, se sapevo me ne restavo a casa.

Dei tradimenti. Quella volta che metto la testa fuori dalla tana vorrei che fosse per qualcosa e qualcuno che valgano la pena, non tanto per. O, per dirla più ad affetto, Odio coloro che mi tolgono la solitudine senza farmi compagnia.

Potrebbe sembrare una cosa da niente ma anche il telefono è uno strumento a tratti angosciante. Partendo dal presupposto che preferisco quasi sempre la chat, spesso mi capita di ricevere una telefonata da qualcuno che conosco e fissare lo schermo del telefonino chiedendomi solo perché? cosa devi dirmi mai di così urgente per cui la chat non poteva andare bene lo stesso? se vuoi solo fare quattro chiacchiere perché devo fermarmi dal fare qualsiasi altra cosa nel mentre? non potevi scrivermi? mandare un vocale? Non mi capita con tutti, sia chiaro, anche se ora probabilmente non riceverò mai più una telefonata :P

Per carità, non sono così taciturna, anzi posso essere pure prolissa se ho cose da dire (dai post non sembrerebbe eh?) e se sono a mio agio riesco persino a parlare con più persone contemporaneamente. Se incontro un amico per caso ed è con un’altra persona che conosco poco o nulla non inizio a fare fumo; se esco con un’amica e so che si porterà dietro una terza persona magari fino all'ultimo medito di dare buca, ma poi esco; idem se devo partecipare a tavolate varie, mi basta potermene stare nel mio angoletto in silenzio senza che qualcuno cerchi di coinvolgermi in maniera forzata. Giuro che mi diverto anche solo ad ascoltare, tranquilli, solo non sento la necessità di intervenire attivamente.




Far capire questo concetto è una roba difficilissima. Stare in silenzio è come dire vorrei tanto parlare con tutti voi ma sono troppo timida per farlo, vi prego coinvolgetemi o, peggio, mi state tutti antipatici. Ci sono persone che vedono la timidezza e l’introversione quasi come una malattia e si sforzano di curarla, con risultati spesso disastrosi.

I giochi di società sono un esempio, un commensale silenzioso è un conto, magari due parole col vicino di posto le spiccichiamo od ogni tanto se abbiamo qualcosa da dire interveniamo, ma durante il gioco dei mimi? Chi non partecipa ha un faretto puntato addosso, il campanaccio dei lebbrosi, è praticamente un anti-sociale, ci sono già quelli di Criminal Minds fuori della porta che aspettano di sapere se tortura gli uccellini e fa la pipì a letto.


Prenderci in giro davanti a tutti, spostando su di noi di botto tutta l’attenzione generale, non è un gran metodo. Sì a volte può funzionare, ma se la battuta per noi è imbarazzante o non ci fa ridere? Ci mandate nel panico: mi ha messo a disagio o non mi ha fatto ridere, se rido gli dò confidenza e rischio che mi faccia un'altra battuta del genere, ma se non rido sembro permalosa, non voglio che ricapiti ma nemmeno che mi trovino antipatica. Andiamo in cortocircuito prima di riuscire a venirne a capo.

Se, in un gruppo, abbiamo una conversazione a tu per tu (o per tre, o al limite per quattro) e iniziate a dirci ma perché con gli altri non parli così? ma che ti vergogni? ti fai troppi problemi e sembri antipatica, invece sei simpatica! non ci aiutate molto. Intanto grazie del complimento ma ci state anche dicendo che sembriamo antipatici e questo ci farà tornare di corsa nella grotta. Poi è veramente inutile che vi sforziate di coinvolgerci con tutti gli altri, quelle cose tipo parlarsi sopra a vicenda o intervenire in conversazioni in cui non abbiamo nulla da dire o da aggiungere non fa per noi, ma non deve per forza significare che la conversazione non ci interessi e che gli altri ci stiano antipatici (vedete? stiamo sorridendo!). Se avessimo parlato a tu per tu (o eccetera) con uno di loro anziché con voi sarebbe andata più o meno allo stesso modo.



In alcuni casi si tratta di mera incompatibilità. Se c'è una persona che, per una qualsiasi ragione, è troppo fuori contesto rispetto al gruppo non è colpa di nessuno se non si integra, non è necessariamente antipatia, e anzi cercare di forzarla può fare solo peggio.

L'idea che mi sono fatta è che i più accaniti siano proprio gli altri introversi. A un estroverso, generalmente, non importa molto se l'altro è introverso, anzi alcuni la trovano persino una cosa positiva. In gruppo, poi, c'è una sorta di complementarità, gli estroversi parlano e gli introversi ascoltano. Mi sembra che sia più che altro una parte degli introversi a convincersi di avere la missione di salvare i restanti.

Lo penso perché a volte mi rendo conto di trovarmi dall'altra parte, a cercare di coinvolgere un altro introverso in una situazione dove io per una volta non lo sono, o a pensare ma guarda questo che antipatico che non dice una parola, eppure siamo persone divertenti. Una volta ho sentito una persona estremamente taciturna ed introversa lamentarsi stizzita di un'altra perché non parlava mai, e a cascata mi vengono in mente decine di esempi analoghi, nessuna pietà per i simili.

Lo penso anche perché è proprio nei contesti dove mi aspetterei di trovare il maggior numero di introversi che le persone si accollano di più se non parli. Per anni ho bazzicato giochi e videogiochi on line, frequentato forum e chat a tema pagano, e proprio in questi ambienti se sei timido o introverso patisci di più. Te la devi far passare, perché se non socializzi, se non ti integri nel gruppo, vieni emarginato. Non sempre, soprattutto se ti conoscono anche al di fuori, ma mediamente è così.

Non puoi semplicemente giocare o intervenire sul forum solo quando hai qualcosa da dire: se giochi devi essere nella chat vocale comune per tutto il tempo e parlare, se sei iscritto al forum devi scrivere almeno un post a settimana sull'argomento che ti viene assegnato dagli amministratori. Regole e compitini. Mi sono capitate di recente le mie pagelle delle elementari tra le mani, c'era il commento su quanto il bambino fosse socievole e integrato rispetto alla classe (indovinate la mia, hehe, anche se fino alla seconda ero normale, pare). Più o meno una cosa del genere.

Mi sono sempre chiesta ma perché? se siamo qui a scrivere di Wicca e di celti, se siamo qui a giocare ad un videogioco, anziché essere fuori ad interagire con gente in carne ed ossa, che bisogno c'è di tutto questo contatto umano? non dovremmo essere tutti sulla stessa barca? siete veramente qui per la Wicca e i videogame, o è per trovare quel gruppo e quella socialità che non potete avere (quale che sia la ragione) ma che vorreste nella vita di tutti i giorni?

Forse mi sono nutrita troppo a lungo di cultura romantica e l'introversione mi pare una cosa persino positiva, per quanto a volte pecco anche io di voler stanare l'altro dal suo guscio, e persino di provare fastidio nei confronti dell'introversione o della timidezza altrui. Nella società capitalista, e nella psicologia cognitivo-comportamentale che ne plasma i perfetti soldatini, non c'è spazio per la timidezza, considerata una debolezza, e per l'introversione, un difetto dello spirito, a meno che tu non sia un artista, un informatico e poche altre cose. Nascondiamo le copie de "I dolori del giovane Werther" e de "Il giovane Holden", sia mai che quelli di Criminal Minds siano ancora in giro a caccia di sociopatici.


Credo, in fin dei conti, di essere anche timida, ma principalmente introversa. Di non essere molto diversa da altri introversi quando provo fastidio per i miei simili, penso sia solo fastidio verso il riflesso di noi stessi, per il conflitto che si crea in alcuni tra la nostra indole e questa società, o per la banale eco dei rimproveri dei nostri genitori quando eravamo adolescenti (stai sempre in camera tua al buio, esci che oggi è una bella giornata, vieni a salutare la zia, ecc.). Le stesse ragioni poi che ci portano ogni tanto a fare esperimenti di vita sociale alternativa alla nostra, esperimenti a cui poniamo immediatamente termine tornando di corsa nella tana.

Quello che chiede un introverso è solo di essere lasciato in pace nei suoi silenzi, che non sono sempre necessariamente per timidezza, per imbarazzo, per rifiuto degli altri, spesso sta proprio bene così. Di non essere coinvolto suo malgrado in uscite o serate che non ha l'energia mentale per affrontare, basta avvisare per tempo che sono cambiati i piani e rimandare. Di non rinfacciargli che quando siamo da soli sei divertente, perché con gli altri ti ammutolisci?, se apprezzate di più il tempo con noi trascorso in pochi perché farlo diventare a tutti i costi del tempo trascorso in molti? Ma soprattutto non diteci sei timida, dovresti aprirti di più, prova a parlare anche con gli altri, come se noi lo vivessimo come un problema di cui stiamo cercando la soluzione, i motivi per cui non parliamo con gli altri possono essere infiniti (ad esempio gli altri potrebbero non averci rivolto la parola per primi come avete fatto voi).




Un'orsa




4 commenti:

  1. Che dire... Hai colpito nel segno!! Quello che dici è tutto vero!
    Pensa che io fra un paio di giorni devo andare ad un matrimonio e mi sono venute le afte e il mal di stomaco all'idea. Non conosco nessuno a parte una manciata di parenti del Lupacchiotto, e mi sembra "una giornata buttata".
    Per me più di tre, quattro persone oltre me e siamo già troppi. Alla fine si chiacchiera a vanvera tanto per parlare, ed io mi assento, non riesco più a seguire ciò che dicono, il mio cervello si annoia e finisco col non sentire più le loro parole, mi chiudo nei miei pensieri.
    Mi metto sempre nell'angolo, anche quando non ti ci mettono gli altri, se mi trovo in un gruppo. Sono sempre quella che sta sul confine, com un piede già oltre la porta pronta alla fuga per tornare nel mio antro.
    Non è egoismo, è desiderio di occupare al meglio il proprio tempo e di esserne padrone.
    Di gruppi ne ho frequentati tanti per vari motivi, ma mi sono sempre integrata poco se non per niente, pur avendo familiarizzato con alcune persone, e il finale è sempre stato l'abbandono da parte mia.
    Il giudizio di chi pensa che sei fragile o timida mi premeva di più in passato. Con l'età si diventa menefreghisti. Spesso rispondo esattamente con quello che penso "No, grazie, sto bene così" e se divento antipatica amen. In passato invece era tutto un far buon viso a cattivo gioco. Con l'età non c'è energia mentale sufficiente da sprecare in uno sforzo simile. So già che tornerò a casa stanchissima dal matrimonio, ma non fisicamente, bensì nella testa. Una volta, dopo esser stata ad un seminario, mi venne la febbre. Altre volte stavo male prima, come se cercassi di boicottarmi da sola Per non andare :DDD
    Ma vai a spiegarlo che "sto bene così"! Agli estroversi sembra impossibile.
    Un abbraccio :*

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    1. Anche per me il mal di stomaco è la prima reazione a qualsiasi tipo di "evento" fuori casa e affollato, dall'uscita con le amiche ad un più giustificato esame all'università. Per il resto mi capita esattamente lo stesso, un conoscente durante un'uscita in gruppo - un gruppo enorme di persone - mi disse, mentre camminavamo tutti insieme per strada, qualcosa come "da che parli, ridi e scherzi a che all'improvviso ti chiudi nel tuo mondo e ti isoli", per dire che pure quando mi sveglio cinque minuti poi la maggior parte del tempo mi alieno volente o nolente.
      Spero di imparare a fregarmene di più anche io ;) Soprattutto perché ogni volta che provo ad essere "socievole" finisce male, è come se i timidi e gli introversi quando decidono di comportarsi all'opposto attirassero sempre "brutta" gente, o almeno nel mio caso è così. Magari una volta ci farò un post :)

      Bacio :*

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  2. Da piccola ero così. Timida. Poi, sono stata presa di mira. Tuttavia, mi rendo conto che a scriverlo sembra patetico, e un po' lo è. (Sono una persona arrabbiata!) Sono introversa a giorni alterni. In palestra, per intenderci, non mi vedrai mai. Perché sfoggiare la goffaggine? In discoteca ci sono andata di rado. Ma lì le motivazioni sono tante e non sempre coincidono con "il corpo". E mi censuro, sai, offendo pensando alle disco. Parlare in pubblico? Per carità, mi faccio venire un attacco di panico. Sì, la mia, virgolettata, timidezza coincide col corpo, sebbene al mare e dinanzi ad un medico sfoggi le mie curve. Parlo in compagnia, sono il
    fulcro, l'epicentro e il nucleo. Mi annoio facilmente. Secondo una statistica, ricerca e studio morirò prima degli altri. La noia uccide! Non vado ai matrimoni, a malapena ho presenziato ai miei, se per questo salto pure i funerali. Li salto davvero! Oh certo, ascolto, lascio consigli e aiuto, oggi un po' meno. La timidezza mi apparteneva finché non è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e non solo quello. Ti ci fanno diventare EGO. Oggi sono vigliacca solo per il "parlare in pubblico", perché, diciamolo, a me vigliacca non mi si addice. Poi, ad un esame mi tremera' la voce, e allora? Non è mai morto nessuno. No, sono introversa in parte. A me piace sapere cosa e come pensano gli altri. Leggo tanto, mi rattristo e, talvolta, scendo in campo. Ad ogni modo, non ho amici, con la A, e non amo frequentare le compagnie perché mi annoio ad ascoltare le banalità, i sorrisi e i luoghi comuni. Sono stronza. Non reggo serate in cui le conversazioni sono a senso unico, né persone che non sappiano dire più di una parola. Non è questione di cultura, ma di passione. Se devo ascoltare me stessa, registro la mia voce. Non amo le telefonate, perché il tempo è tiranno e so di essere logorroica. Chi viene a casa mia è stato avvisato settimane prima, non mi piacciono le improvvisate. Sono abitudinaria, quasi ossessiva compulsiva. Parlo con tutti, anche con il can del pignattaro (colui che vende le pentole), non per questo sono simpatica. Non me ne frega nulla di essere simpatica. La solitudine è volontaria. Quindi, non sono vigliacca, a ben guardare, ma misantropa, con la M. E diciamolo la poca socialità è stata confermata da insegnanti e presidi, messa nero su bianco, chi può vantarsi di cotanto onore? Ora, ho vinto qualche cosa? ;)

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    1. Sì: semmai verrò a trovarti lo saprai con mesi di anticipo!
      A parte questo condivido molti punti, magari cambiano le motivazioni, in qualche caso, ma alla fine il risultato è quello (:
      Bacio :*

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