Ogni anno attendo speranzosa l'arrivo dell'autunno, le pioggerelline, i maglioncini di filo, un nuovo inizio, perché per me il vero capodanno è in settembre, col primo raccolto autunnale, la ripresa del lavoro e della scuola. Settembre è anche il mese del mio compleanno, quindi è il momento in cui tiro doppiamente le somme, ricomincia la vita ed io sono un anno più vecchia, ho davanti un nuovo anno in tutti i sensi, in cui voglio e devo fare meglio. Fino a qualche anno fa era un bel momento, carico di speranze ed aspettative, col tempo ho cominciato a considerare anche le implicazioni negative, e cioè il fatto che se finalmente è tornato l'autunno significa anche che un altro anno è passato senza che infondo nulla sia cambiato davvero, come se non avessi sfruttato appieno il tempo a disposizione, ne avessi sprecato tanto e per giunta ora con un anno in meno davanti.
Meno tre mesi a settembre, meno tre mesi ai trent'anni, meno tre esami alla laurea e probabilmente meno tre mesi alla laurea. Mi sarei dovuta e potuta laureare a gennaio ma mi sono ancorata, perdo più tempo del necessario sugli esami e mi sono anche concessa il lusso di rifiutare dei voti seppure buoni. Se non mi invento altri modi per perdere tempo mi potrei laureare in settembre e non so se mi angoscia di più la laurea in sé o il pericolo che stavolta potrei davvero laurearmi. E dopo? Dopo sì che sarebbe un nuovo inizio, una pagina bianca (magari giallina va), che potrebbe di nuovo caricarsi di aspettative e buoni propositi, proprio come quando iniziava un nuovo anno scolastico e stavolta farò sempre i compiti e non farò sega a scuola (va be' magari una al mese).
Cosa farò dopo? Come sarà la mia vita da adulta? No sul serio, a trent'anni, con una casa, un quasi-marito e il progetto di crearmi una famiglia il livello di maturità che percepisco in me è su per giù animatore di villaggio turistico. Cosa verrà dopo questa benedetta laurea che ormai è diventata una scusa per non crescere, per rimanere nel mio sicuro ma al tempo stesso angosciante limbo?
Mi iscriverò alla magistrale? E per fare che? Magistrale in Storia delle religioni, se faccio gli esami giusti posso insegnare storia e filosofia nei licei, sì ma tra quanti anni? Allora dottorato, se me lo faranno fare, e poi? Con il nuovo sistema universitario non esistono più i ricercatori a vita, dopo o trovi il modo di diventare professore associato o al massimo puoi fare il cultore della materia, molto nobile ma gratuito, ed il mondo accademico è già saturo.
Con la laurea in storia delle religioni potrei tentare la strada del mediatore culturale nei centri di accoglienza, oppure lavorare per l'integrazione religiosa. Altre mie amiche già lo fanno con soddisfazione, ma è un settore difficile, soprattutto il primo, non basta la preparazione, ci vuole anche stamina.
In giugno alla scuola di musica si possono dare gli esami con validità internazionale, discussa la tesi potrei prepararmi e dare a giugno 2018 la laurea breve in musica e poi finire il percorso negli anni successivi per ottenere l'abilitazione all'insegnamento, magari cominciando già ad insegnare ai principianti. Ma troverei lavoro?
Altre persone al mio posto sarebbero probabilmente eccitate ed entusiaste pensando a tutte le possibilità che gli si dispiegano davanti. Io respiro male, fumo (ho smesso da anni ma sotto esame...), mangio dolci che nemmeno mi vanno o mi piacciono (comfort food un cavolo) e che poi mi tocca smaltire, raggiungo ragguardevoli picchi di ipocondria e penso dio mio ho solo tre mesi, e non ho nemmeno iniziato la tesi.
Saranno tre mesi di panico, pena ed angoscia dispiegati davanti ad un baratro di oscurità e vuoto infiniti. E probabilmente finirò a scrivere pessime canzoni death metal.